[Suggerimento musicale per la lettura: La vita gaia-G. Coggi]
"Nella vita tutto si fa col gioco,
niente si fa per gioco"
_Sir Robert Baden-Powell, fondatore dello scautismo_
Oggi voglio
raccontarvi una storia che parla di un potente stregone, del suo carro magico,
e di come abbia insegnato ai suoi piccoli apprendisti a viaggiare nel tempo.
Questa
storia ha inizio in estate, in un torrido pomeriggio di agosto.
Fa molto
caldo, nella mia terra natia, a Ferrandina, in Lucania.
Sono
tornata per fare visita ai miei e per godere della calma di questo piccolo
paese nascosto tra i calanchi bollenti. Per caso, mi è capitato tra le mani un
quaderno di esercizi. Un mio quaderno delle scuole elementari che mia madre
aveva custodito.
Avevo
appena sei anni, e scrivevo l’alfabeto.
È
così che comincia la storia, con una telefonata al mio maestro delle scuole
elementari, Antonio la Cava, più bonariamente conosciuto in paese come “il
maestro Tonino”. Gli ho proposto di incontrarci, per parlare e per fare qualche
foto al suo Bibliomotocarro.
Erano
passati più di vent’anni dall’ultima volta che ci eravamo visti.
L’appuntamento
è a villa Pinocchio, un piccolo parco dedicato all’infanzia.
Quando
è arrivato, al suono della marcia ‘La vita gaia’, i bambini presenti sono stati
catturati dalla sua magia. Hanno smesso di giocare a pallone, hanno abbandonato
le bici per terra, e si sono avvicinati a quella straordinaria biblioteca
itinerante.
Il
maestro in pensione è saltato giù con sorprendente agilità, ha aperto le porte
di quell’incantato luogo-non luogo e
ognuno di loro ha scelto un libro per sé. Alcuni si sono seduti sulle panchine e
hanno iniziato a sfogliarlo, altri lo hanno riposto negli zainetti, come se
fosse uno scrigno del tesoro da aprire a casa, e hanno ripreso a giocare.
Nessuno di loro ha lasciato il nominativo e il maestro non ha annotato alcuna
data, né titolo. L’ho guardato con aria interrogativa, e lui sorridendo mi ha
risposto: La fiducia è un valore che va
insegnato con l’esempio, non a parole. Io mi fido di loro, e loro ricambiano. Nessun
bambino mi ha mai rubato un libro.
Lo
so, conosco il suo metodo educativo, essendo stata io stessa sua alunna molti,
molti anni fa. Lui aveva tutti i capelli neri, all’epoca, e la giacca. Adesso
ha i capelli lunghi, e canuti, e indossa pantaloni colorati, ma i modi sono gli
stessi di sempre. Il suo sorriso, pure.
Il maestro Tonino, io, il bibliomotocarro e Ferrandina sullo sfondo. Foto di Leo Fabbrizio. |
Ci siamo
seduti a chiacchierare, ma sono arrivati altri bambini che hanno portato i loro
amici a prendere un libro, e lui si è alzato per aiutarli a scegliere, in base
all’età, o ai gusti, o al carattere. L’ho osservato passare in rassegna i
titoli dei libri affastellati nella sua biblioteca con le ruote, e soffermarsi
su quello giusto.
Mi ha
ricordato un personaggio della commedia dell’arte, un commediante fuoriuscito
dal romanzo ‘Il capitan Fracassa’, proprio quel capo comico del carro di Tespi,
Erode il Tiranno, l’omaccione
dall’aspetto burbero ma dall’ animo generoso e mite. È lui che conduce la
compagnia di comici nel carrozzone colorato e rumoroso, viaggiando in lungo e
in largo per strade sgangherate e solitarie.
Per
inciso, quel libro me lo prestò proprio il maestro Tonino, tanti anni fa.
Nel
frattempo è arrivato Leo Fabbrizio, bravissimo fotografo e mio amico, al quale
ho chiesto di fare qualche foto al bibliomotocarro, e a noi. Ci mettiamo
d’accordo sul posto in cui scattarle, e ci avviamo. Il maestro mi chiede di fargli
compagnia, e salgo su quel motocarro trasformato in biblioteca mobile.
Il
suo progetto è semplice, di una semplicità che cozza con la crescente
complessità degli stili di vita occidentali. Portare il libro nei paesini che
non hanno una libreria. Gratuitamente.
Contrapporre
la lentezza alla velocità, e il silenzio al rumore.
La piccola-grande biblioteca itinerante, foto di Leo Fabbrizio |
“Ma
come”, direbbero i malpensanti, “nell’epoca della post-modernità, in cui tutto
vola e fugge, in cui il web domina la
vita di ognuno, e la rete offre tutto ciò che si potrebbe desiderare, c’è
ancora bisogno di libri trasportati su un’Ape che non supera i 45 km orari?”
La
mia risposta è: sì, ora più che mai.
Perché navigare nel web è importante, ma più importante ancora è avere un molo di
partenza, e uno di arrivo. E questo molo dal quale noi tutti dovremmo partire,
è il libro.
Che niente può sostituire.
Il
bibliomotocarro, all’interno, è piccolo, ma comodo. Quando passiamo per le vie
del paese alcuni sollevano la mano per salutarci.
Il mio
maestro è sempre stato un anticonformista. Eravamo gli unici a non avere l'obbligo di indossare il grembiule "per non essere uniformati". Si atteneva poco ai programmi
ministeriali, e riteneva impossibile (parola
sua) insegnare la geografia nello spazio limitato da quattro pareti che era la
classe. Invece di farci imparare i nomi dei laghi principali dell’Italia,
chiamava l’autobus cittadino (guidato da mio padre), e ci portava alla diga.
Laggiù,
in mezzo al fango e ai girini, ci spiegava come la grandezza del genio umano, e
le tecniche dell’ingegneria, imbrigliavano la forza dell’acqua. Noi la
vedevamo, quella grandezza, con le bocche aperte e gli occhi spalancati, e lo
assillavamo di domande. Cresceva in noi l’amore per la conoscenza. La scuola,
ce la faceva dal vivo.
Eravamo
la classe che stava meno in classe.
Ci
insegnava con il gioco, ci insegnava la meraviglia, la curiosità per ciò che ancora
non conoscevamo. Ci sarà tempo,
diceva ai miei genitori quando c’erano gli incontri annuali, per riempire il secchio. Ora dobbiamo
accendere il fuoco.
E la
mattina fremevo d’impazienza quando mia madre ci metteva più del dovuto a farmi
le trecce. Volevo andare a scuola, e volevo andarci presto.
Mentre
scorrazziamo per le strade sconnesse di campagna, la sua voce mi porta indietro
nel tempo.
Alcuni
miei compagni avevano dei caratteri irrequieti. Non si applicavano granché, e
difficilmente imparavano le nozioni fondamentali. Ma per ognuno di loro, il
maestro aveva una parola di incoraggiamento. Sempre. Troverai la tua strada, non avere timore, diceva. Devi solo capire cosa ti piace, e presto o
tardi lo capirai.
Aveva
fiducia in noi. Me lo ricordo bene, perché c’ero. Ci chiamava
‘fanciulli’, che è un termine forse un po’ desueto, ma molto poetico, che mi è rimasto
molto caro.
Presi
dai nostri problemi quotidiani, dalle faccende urgenti della vita, a volte
dimentichiamo le cose importanti, quelle più vere. Dimentichiamo di essere
riconoscenti per le cose essenziali, che diamo per scontate, come il saper
leggere.
Che
tutti noi sappiamo e possiamo leggere è una conquista della modernità. La
possibilità di apprendere il pensiero di uomini straordinari, le loro idee, la
loro intelligenza, fa di noi degli esseri liberi. Dovremmo tutti essere
riconoscenti ai nostri maestri delle scuole elementari.
Ancor
più se, oltre a insegnarci a leggere (che già di per sé è un debito che non
potremo mai estinguere), ci hanno insegnato ad amare la lettura. A me è successo.
Questo
amore è diventato parte integrante della mia esistenza. I libri sono stati, e
sono tuttora, il mio rifugio. Tutto ha avuto inizio quasi trent’anni fa.
La mia classe con il maestro. Io sono la quarta da sinistra, in piedi, con il maglione a righe bianche e rosse |
La mia
classe era ampia e spaziosa, e le larghe vetrate davano sulla strada principale
e sugli alti alberi che si spogliavano e ricoprivano di foglie col volgere delle
stagioni.
Quando
leggevo goffamente, aiutandomi con il mio dito paffuto di bambina, il maestro
mi si avvicinava e mi diceva (in qualsiasi modo io avessi letto): brava. Adesso rileggi, e fa’ attenzione alla
punteggiatura. Le virgole e i punti sono sempre bistrattati, nessuno li nota
mai, ma tu fa’ loro compagnia. Non li abbandonare, dai loro considerazione. Vedi
questa virgola, questa qui che hai appena passato, è una piccola pausa. Vuole
che ti fermi un istante, e le fai l’occhiolino. Il punto no, il punto è un po’
presuntuoso, vuole che ti fermi. E gli stringi la mano. Hanno bisogno di
coccole, come tutti.
Io
leggevo, e prendevo a cuore la punteggiatura. Ci passavo interi pomeriggi a
dare alla punteggiatura ciò che il resto del mondo dimenticava di darle:
considerazione.
Mi
sembra ieri che quest’uomo appassionato si sedeva accanto alla bambina con le
trecce.
Vedi Rosanna, un libro non è fatto solo da
parole infilate una dietro l’altra. La lettura, è musica. Ogni frase ha un suo
ritmo, dei passi che ti spinge a fare. E noi, noi che leggiamo, danziamo su
questa sinfonia. E le parole ci portano lontano, lontano, in altri mondi.
Viaggiamo nel tempo, e non lo facciamo in una fredda navicella spaziale, legati con la cintura. Lo facciamo danzando. Trova la musica, e troverai
la magia.
E io
la trovai.
Un
pomeriggio di un inverno rigido di venticinque anni fa, mio padre mi portò un
libro preso all’oratorio. Era da poca passata l’ora di pranzo. La mia casa era
silenziosa, i miei fratelli erano fuori a giocare. Lo aprii e cominciai a
leggerlo, e sentii la musica. Quando lo terminai era sera inoltrata, e la casa
era piena di gente. I miei zii e cugini erano venuti a farci visita. I miei
fratelli erano rientrati e c’era un gran chiasso, ma io non li avevo sentiti! Mi erano passati accanto e mi avevano accarezzata. Non li avevo sentiti entrare, salutarmi e
chiacchierare. Ero completamente ed irrimediabilmente persa in quella storia, e
non ero lì con loro. Ero in Inghilterra, e fuori non c’erano automobili, ma
carrozze. Il romanzo era “Un canto di Natale”, di Dickens, e io lo amai con
tutto il cuore. Fu il mio primo viaggio nel tempo.
Confesso
di non aver mai imparato le tabelline, davvero, ma da allora non mi sono più
fermata: ho viaggiato in lungo e in largo. All’età di dieci anni ero già stata
in Francia, con Cosetta de I miserabili; in Russia, dove avevo pianto commossa
il destino di Anna Karenina; poi di nuovo in Inghilterra, per fare amicizia con
David Copperfield, e poi ancora nell’Oceano Atlantico, a contare casse di rhum
ne L’isola del tesoro.
Nelle
mutevoli vicende della vita il piacere della lettura non mi ha mai abbandonata.
Ho
cambiato tutto, crescendo: lavori, amici, luoghi. Solo una cosa è rimasta
costante, sempre: l’amore per i libri. Sono stati palestre di libertà, e conforto
nei momenti bui.
Quando
studiavo all’università e tornavo a Ferrandina da Roma, avevo con me due borse:
una per i vestiti, l’altra per i libri da leggere. Adesso ho un e-reader, più pratico negli spostamenti,
che non sostituisce i manoscritti cartacei, ma li affianca.
Un
giaccone non era adatto a me se non aveva le tasche abbastanza ampie da
contenere un libro, e quando divenni adulta nessuna borsetta a baguette, per quanto fosse alla moda,
andava bene se non era abbastanza larga per un romanzo.
Ho
davvero vissuto mille vite, e viaggiato nel tempo e nello spazio, come mi aveva
promesso il mio maestro, tanti anni prima.
Non
conosco i nomi di tutti i laghi d’Italia, e non conosco i nomi di tutti i
capoluoghi di provincia, e non mi è mai servito saperli a memoria.
Quello
che mi è servito imparare davvero, io l’ho avuto.
La
voce del maestro è sempre la stessa. Mi parla di quando era bambino lui, di
come leggeva alla luce di una sola candela. Di come fosse convinto che fosse il
fuoco del camino a ispirargli piccole poesie che lui, poi, riconoscente,
riconsegnava alla fiamma. Si ricorda di ognuno di noi, mi dice di quanto fossimo una bella classe. Mi racconta di me, di come ero, di quanta allegria
portassi, e un po’ mi rattristo al pensiero che la vita, a tratti, l’ha spenta,
quell’allegria.
Arriviamo
nel posto concordato, un belvedere sul piccolo paese in cui sono cresciuta, e
Leo, nel suo solito modo gentile, ci scatta qualche foto.
Il maestro Tonino, il bibliomotocarro, e io, poco prima di andare via. Foto di Leo Fabbrizio. |
Sul
web la sua biblioteca itinerante è diventata famosa. Molti programmi televisivi
e giornali ne hanno parlato, perfino Oltreoceano; dozzine di articoli hanno
fatto il giro della rete.
Pluripremiato, perfino in Campidoglio con il premio
Simpatia, è una celebrità, il maestro Tonino, ma lontano da qui.
Non
sono molti a sapere di quanto si parli di lui, di come sia giustamente citato
ad esempio da seguire. Deve essere
difficile possedere una personalità così eccentrica ed affascinante in un paese
così piccolo. Ci vogliono profondità e coraggio per essere se stessi sempre, e
il maestro Tonino ne ha sempre avuti, dell’una e dell’altro. Ed è per rendere merito
a questo che io voglio umilmente esprimergli tutta la mia stima e la mia
infinita gratitudine.
Al
ritorno, mentre mi accompagnava a casa, il maestro mi ha accennato un suo
progetto: fare il giro d’Italia con il bibliomotocarro (tutte le informazioni
qui). Portare ancora ai bambini la gioia di leggere, oggi come allora, percorrendo
tutto lo stivale con la sua Ape che, lo ripeto, raggiunge una velocità massima
di 45 km/h.
Invito
tutti color che vogliono, e possono, ad aderire all’iniziativa, per rendere reale
questo sogno, ed aiutare il maestro a portare la sua saggezza e il suo fuoco a
tutti i bambini d’Italia.
Riporto
il suo personale appello:
“il
giro d'Italia in Bibliomotocarro è come il GIRO CICLISTICO: con tappe di
partenza e di arrivo; per realizzarlo occorrono persone, associazioni,
pro-loco, librerie, altro, distribuite su tutto il territorio nazionale (almeno
una in ogni regione), disposte ad organizzare un evento o un'iniziativa di
promozione del libro e ad ospitare nella notte il Bibliomotocarro. Quando
saranno arrivate tutte le disponibilità ad ospitare per una TAPPA D'ARRIVO il
Biblomotocarro, l'organizzazione del Giro stilerà il calendario possibile,
tenendo conto delle richieste pervenute rispetto alle date indicate: certo, non
è semplice, ma è possibile e, comunque, vale la pena provarci. Allora avanzate
le richieste, indicando le vostre date preferite (più di una per agevolare il
lavoro di sintesi). Per le spese di viaggio troveremo una soluzione, magari uno
sponsor o più di uno. Intanto mi affascina l'idea che fino a ieri sembrava un
sogno, oggi appare una possibilità: E SE DOMANI FOSSE REALTA'?”
Se
lo fosse, sarebbe una realtà meravigliosa.
È
una cosa che ha valore, una magia. Credetemi.
Io
lo so, perché sono stata una sua apprendista, e l’ho imparata.
Per info e contatti
Sito: www.ilbibliomotocarro.com
mail: ilbibliomotocarro@gmail.com
Te.: 3313130303
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